Investire in azioni? Una fotografia globale delle abitudini delle famiglie
In un contesto di mercati volatili e come sempre in continuo movimento, il comportamento delle famiglie nei confronti degli investimenti rappresenta un termometro fondamentale della fiducia nell’economia.
Uno studio recente ha analizzato il rapporto delle famiglie con il mercato azionario in 32 paesi, facendo emergere differenze culturali, economiche e normative che spiegano – almeno in parte – perché in certe nazioni il possesso di azioni sia una pratica molto comune, al pari della nostra preferenza per i BTP, mentre in altre resti un fenomeno comunque marginale anche se mutevole nel tempo.
🇺🇸Nord America (come sempre) al comando
Negli Stati Uniti, più della metà delle famiglie, ben il 55%, possiede azioni, seguiti a poca distanza dal 49% del Canada. Numeri che riflettono una cultura finanziaria diffusa, abituata a investire per obiettivi di lungo periodo, al contrario dell’Italia. L’Australia, altro paese poco casualmente di impronta anglosassone, con il 37%, conferma una tendenza simile ai cugini d’oltre oceano.
🇪🇺Europa: un mosaico di abitudini
I Paesi nordici nel continente spiccano per propensione all’investimento (🇸🇪Svezia 22%, 🇫🇮 Finlandia 18,7%), ma grandi economie come 🇫🇷 Francia e 🇩🇪Germania si attestano intorno al 15%.
E nel nostro Bel Paese? Ancora oggi, l’investimento azionario diretto resta una nicchia, con uno scarso 7%, frenato spesso da diffidenza o scarsa educazione finanziaria.
🌏🌍Asia e Africa: due volti degli investimenti
In Asia, sebbene i tassi percentuali siano più bassi (🇯🇵Giappone 15,2%, 🇭🇰Hong Kong 13,8%), il peso demografico fa la differenza: infatti i due paesi più popolosi al mondo, 🇨🇳Cina e 🇮🇳 l’India hanno rispettivamente 99 milioni di investitori e oltre 85 milioni. Guardando all’ Africa, invece, la distanza è molto marcata: basti pensare che in un paese popoloso come il 🇲🇦 Marocco solo lo 0,5% della popolazione investe in azioni.
Cosa ci dicono questi dati?
Che l’investimento non è solo questione di reddito, ma anche – e soprattutto – di cultura, educazione finanziaria, accesso agli strumenti e di “fiducia” nei mercati. L’Italia ha enormi margini di crescita in questo senso, e il ruolo di una consulenza indipendente, trasparente e priva di conflitti d’interesse, che funge anche da educatore finanziario, è oggi più che mai centrale per accompagnare le famiglie in questo lungo percorso di crescita.
Se vuoi costruire un portafoglio consapevole, che tenga conto della tua tolleranza al rischio e dei tuoi obiettivi, la consulenza finanziaria indipendente è la soluzione per te.
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