Cinque anni dopo il Covid: cosa ci hanno insegnato davvero i crolli di mercato
Questo mese ricorrono cinque anni da quel nefasto 9 marzo 2020, giorno in cui il mercato azionario statunitense perse quasi l’8% in una sola seduta. L’inizio di una crisi che sembrava senza precedenti… e che invece, oggi, grazie al senno di poi, possiamo rileggere con uno sguardo più lucido e meno timoroso.
In soli quattro mesi da quel crollo, il mercato recuperò interamente le perdite. È stata la ripresa più rapida degli ultimi 150 anni.
Ma solo due anni dopo, tra fine 2021 e metà 2023, è arrivata una flessione ancora più marcata: un calo del 28,5% in 9 mesi, causato da diversi fattori contingenti:
guerra Russia-Ucraina, inflazione elevata e carenza di scorte a livello manifatturiero globale, con ripercussioni a catena in tantissimi settori diversi. In quel caso la ripresa ha richiesto 18 mesi, quattro volte di più.
Con il senno di poi, che lezione possiamo trarne? Che il tempo di recupero dei mercati finanziari è totalmente imprevedibile. Ma anche che, chi ha saputo resistere all’istinto di vendere durante la tempesta, è stato premiato. Guardando alla storia, si può dire chiaramente che non è la prima volta che coloro che hanno saputo tenere i nervi più saldi sono stati premiati. Come dice Warren Buffett “Se non riesci a reggere psicologicamente le oscillazioni del mercato azionario, non investirci neanche”.
Dal 1870 a oggi ci sono stati 19 crolli di mercato.
Alcuni di dimensioni epocali:
L’ormai celebre 1929, con un calo del 79%, è stato il peggiore di tutti.
Il cosiddetto "decennio perduto" (2000-2013) ha visto una perdita del 54%.
Nel 1973-1982, tra Vietnam, Watergate e embargo petrolifero, il calo fu del 51,9%.
Ma c’è un filo conduttore in tutta questa storia: ogni crollo, anche il più devastante, è stato seguito da una ripresa. Un dollaro investito nel 1871, al netto dell’inflazione, oggi varrebbe 31.255 dollari. E 100 dollari investiti nel 2000 varrebbero oltre 300 dollari nel 2025.
Per misurare la sofferenza reale di ciascun crollo, gli analisti di Morningstar hanno creato un indice speciale, il cosidetto indice della sofferenza, che valuta sia l’ampiezza della perdita che il tempo necessario a recuperare. Il Covid, in questo senso, è stata una sciocchezza.
Cosa possiamo fare nostro da 150 anni di volatilità?
I mercati scendono più spesso di quanto si pensi (in media, un grande crollo ogni 10 anni).
Ma si riprendono sempre.
L’investitore disciplinato è quello che ne esce vincente.
E soprattutto: non esistono scorciatoie. Serve un piano. Serve metodo. Serve visione di lungo periodo.
Come consulente finanziario indipendente, è mia priorità aiutare i miei clienti a costruire portafogli resistenti, diversificati e coerenti con i loro obiettivi e la loro tolleranza al rischio.
Perché i mercati non si possono controllare, ma la nostra reazione psicologica, come in tanti altri ambiti della vita, sì.
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Fonte immagine: Morningstar