Quando l’ottimismo eccessivo degli investitori è un segnale di pericolo

Nel preistorico 1999 un sondaggio del broker Paine Webber–Gallup rivelava aspettative di rendimento medie del +22,6% l’anno per i mercati, nei 10 anni successivi.

Come sono andate realmente le cose? grazie alle serie storiche possiamo affermare che il rendimento reale fino al 2009 è stato alla fine negativo.
L’ottimismo cieco, almeno fino ad oggi, non ha mai fatto presagire buoni rendimenti.

Lo conferma anche una ricerca del Leuthold Group:

Quando i 10 anni successivi venivano pronosticati come i peggiori per il sentiment, l’S&P 500 ha reso in media +18,9%...e viceversa

Secondo Doug Ramsey (CIO di Leuthold), infatti “La psicologia forse non è identica al ‘99, ma tutti i segnali di una bolla ci sono.”

Nel frattempo Goldman Sachs, a gennaio, ha rilevato il massimo storico di fiducia negli USA come il miglior mercato azionario…Ma da inizio anno, i mercati sviluppati a parte gli USA hanno battuto l’S&P500 di punti percentuali in doppia cifra.

La morale della favola?

La fiducia, dicono i dati raccolti dal Wall Street Journal, è spesso un indicatore contrarian. Quando tutti sono ottimisti, è il momento di diventare prudenti. È difficile farlo però perché i bias cognitivi ci portano a seguire il “gregge” e farci contagiare dall’ottimismo dilagante.

Come consulente finanziario indipendente, aiuto i miei clienti a non farsi guidare dalla “pancia” mentre investono i loro soldi sui mercati, perché chiunque, anche i più grandi investitori con patrimoni di miliardi, se sbagliano le previsioni, rischiano di subire danni importanti. L’unico modo per aiutarsi è avere una strategia solida e sempre coerente.

Torna di nuovo qui per aggiornamenti costanti sulla finanza 📈

Fonte immagine: Wall Street Journal

Indietro
Indietro

Riflessività: quando le convinzioni degli investitori cambiano la realtà dei mercati

Avanti
Avanti

Cinque anni dopo il Covid: cosa ci hanno insegnato davvero i crolli di mercato