L’intelligenza artificiale come nuova “bolla stile dot-com”?
Era il 24 marzo 2000: l’S&P 500 toccava un massimo storico che non avrebbe più rivisto fino al 2007. Tre giorni dopo, anche il Nasdaq 100 segnava il suo apice… prima di crollare. In due anni, perse oltre l’80% del suo valore, mentre l’S&P si dimezzò.
Oggi, ad un primo sguardo, si intravedono analogie inquietanti con la corsa all’intelligenza artificiale. Dal minimo di ottobre 2022, l’S&P 500 è salito del 72%, aggiungendo oltre 22.000 miliardi di dollari di market cap. Ma ora emergono segnali di debolezza: il Nasdaq 100 ha perso oltre il 10%, entrando in “correction territory”.
La differenza? Le aziende protagoniste. Se la bolla dot-com era fatta di startup non redditizie, oggi parliamo di alcune delle società più capitalizzate al mondo, come Alphabet, Amazon, Microsoft, Meta e Nvidia. Solo quest’anno, si stima che in totale investiranno 300 miliardi di dollari in AI, con 234 miliardi di free cash flow atteso.
Come ha affermato di recente il noto studioso Nobel Daron Acemoglu:
“C’era tanto hype sul settore nascente di internet, prima ancora di avere un business model. È per questo che ci fu il boom… e il bust.”
Come consulente finanziario indipendente, il mio compito è aiutare a distinguere entusiasmo eccessivo da opportunità concrete. Perché il progresso è reale, ma anche la disciplina lo deve essere, nella pianificazione finanziaria.
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Fonte immagine: Bloomberg